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Svanisce  la minaccia sovietica dell’aggressione all’Europa e la temuta invasione dell’Italia attraverso la  “soglia di Gorizia”, un incubo durato cinqunt’anni.  E’ come vedere il deserto dei Tartari dalla fine del film o  leggere dalla fine il capolavoro di Buzzati.  i Tartari levano l’assedio alla Fotezza Bastiani del tenente Drogo
Le insegne dell’Armata Rossa, in men che non si dica, finiscono sulle bancarelle della Russia affamata. La Storia non riporta, prima di quest’evento, nulla di simile: un immenso impero poderosamente armato scompare nel nulla. L’Italia, attonita, non comprende la realtà. Si continua a difendere la Soglia di Gorizia e l’Aeronautica Militare è costretta a volare con i preistorici trentenni F-104. I tagli di bilancioli pagano i piloti che periscono con queste bare volanti. La Marina, con portaerei e fregate missilistiche modernissime, si ritrova a difendere le coste dagli sbarchi da navi traboccanti di poveracci miserabili in fuga dal paradiso sovietico.
 
Il più sprovveduto degli uomini si sarebbe aspettato che la classe dirigente di sinistra al potere spronasse e appoggiasse quella militare a cambiare lo sclerotico e pleonastico apparato militare, promuovesse un processo, almeno morale, a Togliatti ed agli uomini di Mosca che avevano ingannato il loro stesso elettorato (i nazisti, i fascisti e i militaristi Giapponesi furono, giustamente, processati, impiccati e fucilati; le Costituzioni degli sconfitti vietano la ricostituzione dei loro partiti e la loro apologia), si attendeva, pure, un ricambio generale della classe politica e burocratica ottocentesca
 
Niente di tutto questo. I comunisti, diventati post-comunisti,  vanno al potere; democristiani e  socialisti saranno eliminati dall’agguerrita e politicizzata magistratura, figlia  di Togliatti, primo ministro della giustizia della Repubblica Italiana.
 
Gli apparati dello Stato non solo non cambiano, ma assicurano la sopravvivenza della specie con un sistema di cooptazione che ricorda  Solgenitzin, in “Agosto 1914”  che, spiega le cause della disfatta dell’Esercito Russo ad opera dei tedeschi nella prima guerra mondiale “…la scala (le carriere degli Ufficiali n.d.r.) era fatta in modo che lungo di essa non salissero gli intelligenti ed i volenterosi, ma i meno dotati ed i fiacchi. Talché se uno di loro avesse agito d’iniziativa ed avesse avuto successo, sarebbe stato appena tollerato, in caso d’insuccesso, l’avrebbero mangiato vivo”.

L’appartenenza dell’Italia alla NATO, a parte l’impagabile beneficio di 50 anni di pace, costituisce grande occasione per un processo di sprovincializzaione e modernizzazione della Difesa, dal quale restano escluse la aree Amministrative non direttamente coinvolte dalla cooperazione internazionale.
 
Si crea un’Italia “intellettuale” a due velocità: quella a sfondo “intelletuali della Magna Grecia” – per dirla con una felice espressione dell’Avvocato Agnelli, rivolta a De Mita-, che si pavoneggia con il latinorum delle scienze umane sulla prosopopea di nobiltà in decadenza ed un’intellettualità post-crociana, positivistica e protesa verso il nuovo.
 
La prima non si accorge che sta per essere travolta da cambiamenti veritiginosi scientifici, tecnologici che dal “cogito ergo sum” portano il pensiero al “communico ergo sum” (Alberto Giovannini), dalla società industriale all’era dell’informazione.
 
L’Italia, ponte tra Nord e Sud del mondo, è in piena risacca, bagnata dal mare della modernità ma non da esso invasa.
 
Ancora oggi gran parte della classe dirigente a tutti i livelli ed in tutte le strutture, si divide tra il mare del progresso e la terraferma della conservazione. In termini economici vuol significare semplicemente che non siamo competitivi ed il gap con l’Occidente avanzato è grave e, forse. incolmabile.
 
Il cambiamento presupponeva un ambito di moderna organizzazione, l’impiego di tecnologie avanzate e, soprattutto, una classe dirigente “digitale”, un sistema d’Istruzione-formazione idoneo a consentire alla massima parte delle risorse umane della società, di acquisre le conoscenze e le abilità richieste dalla nuova realtà sociale. Nulla o quasi nulla è staio fatto e ci ritroviamo con costosissime, inutili e, spesso dannose, realtà organizzative che arrancano faticosamente per sopravvivere.